Molti anni fa avevo trovato un video su FB, in cui passava il messaggio che le etichette di tipo neuropsichiatrico che mettimo ai bambini (DSA, ADHD, oppositivo) li limitano e che invece, proprio le loro caratteristiche li avrebbero potuti far diventare “qualcuno”.
Mi era piaciuto moltissimo, perchè lo avevo letto in senso lato, ovvero “non fermiamoci alla diagnosi, guardiamo il bambino” e lo avevo condiviso.
Poi qualcuno mi ha avvertito del fatto che questa, che sembrava innocua e anche utile, era una delle facce del negazionismo.
Il video era creato da Pensare Oltre, associazione fin troppo chiaramente legata ai gruppi di scientology, e il messaggio non era affatto quello che io credevo.
Quello che il video voleva dire era “non fate diagnosi ai vostri bambini, perchè la diagnosi li limiterà”.
Di messaggi negazionisti ne ho visti tanti in questi anni.
Dagli spot in TV alla Legge in Parlamento, in molti hanno cercato di far passare che la diagnosi è il grande male, che tutto può essere risolto con spiegazioni molto più semplici: è ADHD? Ma no, è solo mancanza di sonno! (Quanti genitori hanno sperato che fosse cosi? Alzino la mano senza vergogna perchè è su questo che i negazionisti puntano). DSA? Ma no, è solo che ti devo potenziare (a 70/80/90 euro l’ora nei loro studi ovviamente). Oppositivo? Ma no, ha solo molto carattere (quindi quando gli fai la diagnosi lo limiti in questo che è persino un pregio….).
E così, facendo leva sul desiderio dei genitori che tutto si risolva in nulla e sul senso di colpa di tacciare il figlio di “malattia mentale”, questi individui vanno instillando il dubbio che le diagnosi stiano aumentando esponenzialmente. Cosa assolutamente non vera (per questo aspetto vi rimando al bellissimo articolo dei miei amici e colleghi di Training cognitivo, che linko qui ).
Ultimo exploit ed ultima faccia del negazionismo, a mio avviso, quella trasmessa qualche giorno fa alla RAI, protagonista il Dottor Novara. Di lui si dice che è un pedagogista (invece è un laureato in lettere con tesi in Pedagogia, Santa wikipedia), che ci metterebbe in guardia contro l’eccessiva medicalizzazione dei minori.
Esordisce in una trasmissione RAI, seguita da moltissimi genitori e forse anche da qualche ragazzo, dicendo che i DSA sono malattie mentali perchè codificate nell’ICD10.
E i genitori di ragazzi DSA o ADHD insorgono, si indignano.
Ma sotto sotto, io lo credo davvero, qualcosa nell’inconscio si è mosso. Una vocina che dice “non sarà che lo hai portato in neuropsichiatria troppo presto? non è che hai fatto di lui un malato mentale? non è che se lo educavi meglio, se dormiva di più se…..gli evitavi di esserlo?”.
Ed eccoci qui, all’altra faccia del negazionismo.
Vi fanno credere che siete in colpa, vi fanno credere che il professionista (psichiatra o psicologo) che ha fatto la diagnosi stia limitando vostro figlio (e non aiutandolo). Vi fanno credere che state mettendo su vostro figlio la croce dello stigma di “malato”.
E voi un po cominciate a pensare che se poi fa il compito senza mappe, in fondo, può dimostrare davvero quello che vale. Che se la verifica è più corta forse è una facilitazione, che se gli comprate il lettore non state facendo il vostro lavoro da educatore.
La frittata è fatta.
Io ora mi chiedo, dopo diversi anni, in cui questi individui si aggirano per la RAI e per i social, a chi conviene? Chi ha interesse in tutto questo? Perchè?
E credo dovreste chiedervelo anche voi: genitori, professionisti…… a chi conviene far credere al mondo che queste caratteristiche non esistano? A chi conviene nasconderle e perchè?
E non ci cascate.
Non è la diagnosi che limita o stigmatizza vostro figlio, ma l’insabbiamento del problema. Non è essere DSA il problema, è la mancanza di coraggio di non pretendere che venga applicata una legge dello Stato, che gli permetta di apprendere seguendo le sue caratteristiche uniche e inimitabili.
Non è avere l’etichetta il problema, ma quando l’etichetta pesa.
E negandola, pesa di piu.
Non ci cascate.