Episodi relativi al rifiuto del cibo sono molto comuni durante l’età evolutiva. Essi si manifestano durante fasi di criticità e cambiamento per il bambino (ad esempio periodo dello svezzamento o dell’acquisizione dell’autonomia alimentare) e, in quanto tali, sono transitori e non prendono la forma di un vero e proprio disturbo.
I disturbi alimentari veri e propri possono avere un esordio anche molto precoce e intenso manifestandosi con: ipereccitabilità, irritabilità, faticabilità eccessiva e interruzione precoce dell’assunzione di cibo, oppositività, collera intensa, disinteresse nei confronti del cibo, tendenze a sputarlo, rovesciare il piatto o vomitare quanto introdotto. Tale rifiuto sembra esacerbarsi quanto più l’adulto cerca di forzarlo nell’alimentazione.
Nei bambini definiti con il termine di “spizzicatori” (picky eaters) questo quadro può avere un esordio più sfumato che rientra in un range non patologico di condotta alimentare.
È solitamente caratterizzato da scarso appetito e rifiuto selettivo per una gamma specifica di cibi e/o marche di cibi. I bambini con vero disturbo dell’alimentazione ha caratteristiche molto diverse e solitamente vive con forte stress i momenti conviviali che riguardano la condivisione dei cibi, oltre a essere fortemente selettivi per questi ultimi.
CLASSIFICAZIONE DEI DISTURBI DELL’ALIMENTAZIONE (fonte DSM-V, 2014)
Nel disturbo della pica, il bambino tende a ingerire in modo persistente sostanze non alimentari, non commestibili come capelli, sabbia, foglie, insetti, sassi. Questa abitudine, per poter formulare una diagnosi, deve estendersi a un periodo di almeno un mese e deve risultare inadeguata rispetto alla fase di sviluppo del bambino.
Nel disturbo della ruminazione, il bambino tende a rigurgitare il cibo per un periodo di almeno un mese. È generalmente irritabile e affamato tra gli episodi, e il cibo rigurgitato può essere rimasticato, sputato o ringoiato dal bambino stesso. Può determinare conseguenze di malnutrizione.
Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo si presenta con apparente disinteresse da parte del bambino per il mangiare, evitamento del cibo sulla base di alcune caratteristiche sensoriali (olfattiva, tattile, ecc.), timori legati a eventuali conseguenze negative in seguito all’ingestione del cibo. Questo quadro clinico si associa a sintomi fisici come una significativa perdita di peso, deficit nutrizionale, compromissione del funzionamento psicosociale e dipendenza eccessiva dall’alimentazione di tipo parentale.
L’anoressia nervosa si manifesta con un’assunzione ristretta di calorie in relazione alle necessità. Le conseguenze sono un peso corporeo che, nei bambini e negli adolescenti, risulta minore di quello previsto rispetto a età, sesso e salute fisica. A questo si associa un’alterazione del modo di percepirsi nel peso e nella forma del bambino/adolescente e, di conseguenza, un’eccessiva preoccupazione di diventare “grasso” anche se il peso è significativamente basso.
La bulimia nervosa prevede episodi di abbuffate in cui il bambino/adolescente, in poohissimo tempo, ingerisce una quantità eccessiva di cibo rispetto alle necessità e sperimenta la sensazione di perdere il controllo durante l’episodio non riuscendo a smettere. Il quadro clinico comprende, inoltre, il tentativo del soggetto di prevenire l’aumento di peso in seguito all’abbuffata, attuando condotte compensatorie come vomito autoindotto, abuso di lassativi e diuretici, attività fisica eccessiva. Gli episodi di abbuffata e condotta compensatoria si verificano almeno una volta a settimana per tre mesi. Il livello di autostima risulta significativamente compromesso.
Il disturbo da binge-eating presenta un quadro clinico in parte simile a quello precedente, in quanto caratterizzato da ricorrenti episodi di abbuffata (almeno una volta a settimana per tre mesi). A differenza della bulimia nervosa, tuttavia, egli non mette sistematicamente in atto condotte compensatorie quali vomito e abuso di lassativi. Inoltre, il disagio vissuto durante le abbuffate viene manifestato con la tendenza a mangiare in modo compulsivo e anche in assenza di fame.
POSSIBILI CAUSE
I disturbi alimentari possono essere causati da condizioni mediche come la presenza di endocrinopatie, malattie metaboliche, patologie gastrointestinali, disturbi della motricità oro-glosso-faringea ecc.
Le cause ambientali sono invece complesse e numerose.
Quando sono presenti nel bambino disturbi dell’alimentazione di una certa gravità, troviamo frequentemente un clima familiare conflittuale e teso. A volte gli scontri avvengono proprio durante i pasti. In alcuni bambini il cattivo rapporto con il cibo può essere causato dal bisogno di dimostrare un minimo d’indipendenza nei confronti di genitori troppo oppressivi, che attribuiscono un’eccessiva importanza all’alimentazione e alla necessità che il bambino ubbidisca alle loro richieste. In questi casi il bambino/adolescente deve mangiare forzatamente in quanto se non si alimenta fa stare male i genitori, in quanto delegittima la loro autorità e, nel contempo, fa aumentare l’ansia materna e/o paterna.
In altri casi è la fretta dei genitori che impedisce al bambino di godere del cibo. La premura e l’impazienza dovute agli impegni vari e al lavoro diventa, nei confronti dei figli, costrizione a mangiare tutto e velocemente, senza la possibilità di un dialogo sereno e senza gustare nulla. Con la facile conseguenza di avere, a causa di ciò, nausea, vomito e altri malesseri intestinali che sottolineano, nell’animo del bambino in modo negativo, sia l’atto dell’alimentarsi sia il cibo stesso.